Masseria Redenta, tipica Masseria dell’Alta Murgia, è allocata in felice posizione su di un poggio, a poche centinaia di metri dal Parco dell’Alta Murgia, da cui si ammirano i campanili della Cattedrale Federiciana di Altamura ed i monti della Lucania.
È una azienda agricola multifunzionale, esclusivamente a conduzione familiare, di proprietà della famiglia Stasolla dai primi anni del ‘900; le sue attività spaziano dall’ allevamento delle api e produzione di miele e prodotti dell’alveare, all’allevamento dei lombrichi per la produzione di Humus e alla coltivazione di piante aromatiche. È specializzata nel turismo didattico e scolastico con lo scopo di far rivivere ai propri ospiti sensazioni di vita contadina ormai dimenticate. Si pone inoltre come serbatoio culturale atto a accogliere eventi come manifestazioni artistiche, mostre, spettacoli, convegni, cerimonie. Quando si giunge, corpo e mente trovano un appagamento insperato e si immergono in un’atmosfera inaspettata ove tutto è in armonia con la natura. Masseria Redenta è realizzata tutta in pietra con una particolare caratteristica: non pietra lavorata e squadrata ma pietra naturale così come veniva estratta dal duro lavoro dei nostri avi e poi utilizzata nella costruzione di strutture aziendali e di muretti a secco (allora nulla si distruggeva ma tutto si recuperava e si riutilizzava).
Il viaggiatore che giunge a questa graziosa masseria sarà colpito dall’intenso profumo dei fiori e dall’incantevole vista della murgia, dal calore della casa di campagna. A pochi km da Altamura, a 2 km dalla Grotta dell’Uomo di Altamura, a 5 km dal Pulo, a 7 km dalle Orme dei dinosauri. Quando si giunge, corpo e mente trovano un appagamento insperato e si immergono in un’atmosfera inaspettata ove tutto è in armonia con la natura.
STORIA
Masseria Redenta faceva parte di un rilevante complesso aziendale creato sull’Alta Murgia da Michele Stasolla (1896 –1984)- Medaglia d’oro al merito Rurale – che negli anni ’30 si profuse in un’opera profonda di recupero del territorio con la messa a coltura delle zone suscettibili di coltivazione (i “canali” della Murgia), la valorizzazione degli erbosi, la piantumazione di olivi, piante da frutto e boschi di conifere, la costruzione di muretti a secco, utilizzando la pietra così come veniva estratta con il duro lavoro dei nostri avi per ricavarne un pezzo di terra e caratteristiche case, dotate tutte di idonee strutture agricole, pozzi di raccolta di acque piovane e finanche di una cassetta di pronto soccorso (siamo nel 1930). Il Centro aziendale era a conduzione diretta del proprietario, motore propulsivo di tutta l’attività agricola e al suo interno vi era anche una Scuola Rurale frequentata dai ragazzi delle masserie limitrofe, tra i primi esempi in Italia di collegamento tra scuola e lavoro inteso come crescita sociale e di riscatto del sud Italia e inoltre vi era una Chiesetta rurale, luogo di aggregazione per le famiglie contadine. Tra le varie produzioni dell’azienda oltre i tanti allevamenti di ovini come la pecora Altamurana, equini e bovini ed alcuni fortemente innovativi come il baco da seta ed il karakul, spiccava la Lenticchia di Altamura uno dei primi prodotti che varcarono i confini regionali e poi nazionali coltivata attraverso l’antica tecnica della rotazione agraria (lenticchie, grano, orzo), lenticchie poi esportate con grande successo in tutto il mondo, finanche in Australia e in Canada.
Fu certo tra le prime esperienze concrete di internazionalizzazione di prodotti di eccellenza della Puglia tanto da suscitare l’attenzione e la curiosità dell’allora Presidente della Repubblica Luigi Einaudi che nel 1951 venne a portare il plauso della più alta istituzione italiana per il successo di questa innovativa azienda agricola con forti caratteri di socialità. Durante l’incontro tra il proprietario Michele Stasolla e il presidente Einaudi un giornalista ebbe a dire “Così Presidente si conquista la terra …” Einaudi interruppe dicendo” No! si conquista ciò che già esiste la famiglia Stasolla ha creato la terra ha creato benessere per il suo territorio”.